Quali conseguenze per l’Italia?
“I parlamentari e membri della segreteria nazionale del Partito Democratico Antonio Misiani e Maria Cecilia Guerra hanno presentato oggi al Senato e alla Camera dei Deputati due interrogazioni parlamentari indirizzate al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia e delle Finanze, in merito alla proposta di riforma fiscale approvata dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti su iniziativa del Presidente Donald Trump.
La proposta – nota come “One Big Beautiful Bill Act” – prevede un pacchetto di tagli fiscali e riduzioni della spesa per circa 2.700 miliardi di dollari, ma soprattutto introduce una nuova norma, la Section 899, che rappresenta un attacco senza precedenti alla sovranità fiscale dei Paesi partner, con impatti potenzialmente molto gravi per l’economia e gli investimenti italiani.
“La nuova super tassa ritorsiva prevista dalla Section 899 – spiegano Misiani e Guerra – penalizza i flussi finanziari tra gli Stati Uniti e i Paesi che applicano imposte considerate ‘discriminatorie’ verso le multinazionali americane, come la digital tax italiana o le regole OCSE sulla tassazione minima globale.
Gli effetti per il nostro Paese potrebbero essere gravissimi: maggiori imposte su dividendi, interessi, royalty, rendite immobiliari e partecipazioni societarie, anche per soggetti istituzionali come Cassa Depositi e Prestiti. A rischio anche le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione.”
Nell’interrogazione si chiede al Governo:
- se sia stata effettuata una valutazione d’impatto per l’Italia;
- se si intenda intervenire per proteggere soggetti pubblici e investitori italiani;
- se l’esecutivo intenda sostenere l’iniziativa europea per una digital tax comunitaria;
- se l’accordo firmato a Washington lo scorso 18 aprile tra la Presidente Meloni e Donald Trump comporti di fatto l’abrogazione della web tax italiana, senza che vi sia stato alcun confronto parlamentare o europeo.
“Serve trasparenza – concludono i due esponenti dem –. Il Governo non può far passare sotto silenzio una misura che rischia di minare i rapporti fiscali internazionali, indebolire le regole dell’OCSE, e colpire duramente le imprese italiane. In gioco ci sono la credibilità fiscale del nostro Paese e la capacità dell’Europa di difendere i propri interessi”.