Una scuola del passato a immagine e somiglianza della destra di governo
Annunciate lo scorso 15 gennaio, arrivano ora le nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo, pensate per ridefinire il sistema educativo italiano per i bambini dai 3 ai 14 anni in forte discontinuità con il testo vigente.
Tanto le Indicazioni del 2012 sono frutto di un coinvolgimento ampio di tutta la comunità scolastica, pensate per offrire competenze utili per lo studio e lo sviluppo della persona, quanto il testo del ministro Valditara vuole costruire una scuola a modello dell’attuale maggioranza di governo, in cui si confonde il concetto di autorevolezza con quello di autorità, si punta a disarticolare lo sviluppo del pensiero critico in favore di una trasmissione passiva e nozionistica dei contenuti.
Il manifesto ideologico del ministero Valditara- verrebbe da dire- pensato per tornare ad una fantasticata “scuola del passato”, in antitesi con lo sviluppo democratico delle istituzioni scolastiche e delle conquiste didattiche e pedagogiche indispensabili per una scuola ed un’epoca di profonde trasformazioni.
Il testo è lungo ed articolato e merita una lettura dettagliata su cui torneremo. Ora c’è un dato politico da evidenziare. Nessun curricolo è mai neutrale, è sempre il frutto di un pensiero e di un sistema di valori. Nel 2012, per esempio, il documento si fondava su due pilastri: una visione universalistica e cosmopolita della conoscenza e l’ampia autonomia offerta ai docenti nella costruzione dei saperi. Nell’anno 2025 accade qualcosa di inedito: si usa la scuola per affermare il manifesto ideologico della destra di governo, con l’obiettivo finale di rimettere in discussione l’autonomia delle scuole, come se l’istruzione fosse di proprietà di chi governa e non patrimonio dell’intero Paese. Un’operazione con cui si immagina di educare (non più formare) in senso sovranista una nuova generazione di giovani. Una visione in cui, per esempio, la storia diventa strumento di costruzione dell’identità nazionale a danno del valore formativo di tale disciplina per lo sviluppo del pensiero critico e di capacità analitiche. Invece di presentare il passato nella sua complessità ed universalità, ci si preoccupa di dire che “solo l’Occidente conosce la Storia”, obbligando gli alunni a una visione che esclude le relazioni sovranazionali e globali.
Il tutto sotto il cappello di una visione semplicistica e classista che vuole evitare “la deriva dell’Hybris, della tracotanza, spesso diffusa in bambini e adolescenti figli di famiglie con gravi povertà educative”. Come se il bullismo fosse associabile solo a determinate condizioni familiari e non un fenomeno complesso e bisognoso di strategie preventive adeguate. Di fronte alle paure e le difficoltà che la scuola e la società vivono, il ministro indica come soluzione il ritorno a un passato mitizzato in cui la severità e la rigidità sarebbero l’argine alla dissolutezza e al declino. Nascondendo non solo le criticità di quel passato ma anche le trasformazioni del contesto.
Mera propaganda, si, che rischia però di produrre danni profondi al sistema di istruzione, allo sviluppo di un pensiero critico nelle giovani generazioni, alle loro opportunità formative. Il ministero ha annunciato consultazioni che temiamo non condurranno a sostanziali modifiche. Per questo è indispensabile aprire un’ampia discussione nel Paese coinvolgendo e mobilitando quanti quotidianamente vivono la scuola e hanno a cuore ciò che di positivo in questi anni è stato espresso in termini didattici e pedagogici.
È fondamentale promuovere un grande e collettivo dibattito civile e democratico intorno alle nuove Indicazioni Nazionali per evitare che cali il silenzio su questo tentativo di demolire il sistema di istruzione democratico, scardinando il suo mandato educativo e la sua funzione di emancipazione sociale. Necessità ancor più urgente alla luce delle preoccupazioni che, in queste ore, molte associazioni -a partire da quelle dell’area linguistico- educativa che non hanno accolto l’invito del ministro alla fase di ascolto programmata- stanno esprimendo per l’apertura di spazi di confronto autentico ed effettivo. Appelli che giungono mentre l’attuale ministro sembra più impegnato in battaglie di retroguardia ideologica come il divieto dell’uso disegni grafici non conformi, come l’asterisco (*) e lo schwa (ə), anziché in un vero confronto collettivo intorno alla scuola.
Il Partito Democratico – seguendo il percorso avviato con il lancio dei suoi Appunti democratici intorno alla scuola- intende fare la sua parte. Promuovendo riflessione in dialogo e ascolto di associazioni professionali, educatori, sindacati, docenti, studenti, dirigenti scolastici, dando voce ai pensieri che stanno maturando intorno a questo testo, in difesa della scuola democratica ed inclusiva per tutti e per ciascuno. scuola passato. È lì che sta crescendo e che crescerà il mondo del futuro.
Irene Manzi, Responsabile nazionale scuola del Pd