La differenza nei tassi di letalità tra Italia e Germania è estremamente rilevante (dal 13% al 2% - dati del 14 aprile 2020). Quali sono le spiegazioni? Sono state pubblicate in questi ultimi giorni diverse analisi che danno spiegazioni assai diverse, le une dalle altre.

La cosa curiosa è che si tende sempre a parlare di una sola causa, o di una causa largamente prevalente sulle altre: dal larghissimo numero di terapie intensive esistenti in Germania, al numero molto più elevato di tamponi effettuati in quel paese, alla migliore organizzazione sanitaria sul territorio, alla migliore capacità previsionale del sistema sanitario tedesco, ecc

Ma non potrebbe darsi che i fattori che stanno incidendo in misura consistente siano più di uno?
Del resto i fenomeni complessi spesso sono influenzati in maniera significativa da numerose variabili: es. tempo atmosferico, inquinamento, molti fenomeni economico-sociali, ecc.
Confrontando alcune regioni italiane si riscontrano tassi di letalità molto diversi.

Esempio: Lombardia 18,2%, Veneto 6,3%, Toscana 7,2% - dati ufficiali del 14 aprile.
Perché?

Effettivamente le incidenze delle positività sui tamponi effettuati sono molto diverse nelle tre regioni esaminate.
Si tratterebbe dunque soltanto di problemi di sottostima del contagio reale, sottostima con ogni evidenza assai maggiore in Lombardia.
Non potrebbero aver influito a svantaggio della Lombardia anche altri fattori quali per esempio la diversa organizzazione dei servizi sanitari sul territorio nelle tre regioni od anche la maggiore tempestività delle decisioni prese nei primi giorni in Veneto, oppure sempre nei primi giorni la sottostima della ampiezza del contagio già in atto in Lombardia?

Il numero di tamponi effettuati sinora in Lombardia e Veneto è quasi uguale (oltre 210.000 al 14 aprile).
Poiché la popolazione lombarda è più del doppio di quella veneta, la incidenza per abitante dei tamponi effettuati in Lombardia risulta nettamente inferiore.
Perché?

Secondo una tesi (se non ho capito male, fatta propria anche dall’Assessore alla sanita della regione Lombardia) i dati Lombardi non sarebbero confrontabili con quelli di altre regioni data la grande differenza nella intensità iniziale del fenomeno in Lombardia.
In altre parole la Lombardia ha dovuto fronteggiare una crisi iniziale ben maggiore perché il contagio alla fine di febbraio era già molto diffuso.
Perché questo fatto inconfutabile abbia influito in modo così sostanziale sullo scarso numero di tamponi effettuati in Lombardia è però non facile da capire.

Ormai appare assodato che al giorno 1 (23 febbraio) il contagio era molto più diffuso in Lombardia che altrove.
Perché se il fenomeno in Lombardia era già così rilevante non ci si è accorti di nulla fino a quella data?

Non ho trovato (probabilmente per carenza mia) documenti/articoli recenti che analizzino questo fatto.
Per la verità nei primi giorni di marzo era stato affermato che la Regione aveva rispettato le direttive del Ministero della Salute, secondo le quali aveva senso cercare il virus soltanto tra coloro che avessero avuto contatti diretti o indiretti con la Cina o con persone provenienti dalla Cina.

Infatti in quel momento era stato anche scritto da diversi giornali che il medico che aveva deciso di effettuare il tampone sul paziente 1 all’ospedale di Codogno aveva dovuto “forzare” il protocollo.

Probabilmente il ritardo nel rilevare il diffondersi dell’epidemia in Lombardia è alla radice delle drammatiche conseguenze che si sono verificate.

15 aprile 2020
Giuseppe Giovenzana

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