Verini: “Il segretario Enrico Letta ha indicato un percorso chiaro e necessario. Io penso che sia obbligatorio, per provare a ridare anima e missione al Pd, arrivare a tenere un congresso coinvolgendo davvero le forze vive della società: le persone e le personalità che possono aiutare un partito da anni troppo chiuso ad essere – ed essere percepito – come utile al cambiamento nella vita quotidiana, attraverso un’agenda che metta al centro il lavoro, l’ambiente, i diritti civili. In questa direzione ci sono dei passi necessari da compiere, con umiltà e generosità.

A partire dallo scioglimento di un multicorrentismo che, a tutti i livelli, non rappresenta un pluralismo di idee, ma un tappo che impedisce di tenere aperte davvero porte e finestre.

Penso, poi, che alcune cose non vadano inventate, semmai recuperate e applicate. Penso allo spirito dell’Ulivo di Prodi, al Lingotto di Veltroni, i cui principi (al netto dei profondi cambiamenti del mondo e della società) mantengono un’attualità. Ma mi riferisco anche alla questione morale di Enrico Berlinguer, che non era moralismo, ma un forte richiamo ai partiti a svolgere un ruolo fondamentale senza occupare spazi impropri, mortificando spesso competenze e saperi.

Infine, tra le forze vive da coinvolgere nella fase di apertura delineata da Letta, ci sono anche milioni di persone iscritte agli albi del volontariato il cui esempio quotidiano può essere modello per la politica, che deve essere ed essere percepita utile ai cittadini e non a chi la pratica”.

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