“Il Governo si appresta a varare una manovra senza assicurare al Servizio Sanitario Nazionale l’adeguato finanziamento. Una scelta che penalizza la sanità pubblica e universalistica favorendo quindi implicitamente la sanità privata.
Scaricando sulle Regioni, in particolare quelle con più sanità pubblica come Emilia-Romagna e Toscana, tutto il peso della tenuta del sistema e costringendole a scelte spesso difficili e impopolari.
Ma colpire la sanità pubblica significa non solo mettere a repentaglio un servizio fondamentale e universalistico ma aumentare le disparità e le disuguaglianze.
Perché chi ha le risorse per farlo si rivolgerà alle prestazioni del privato, gli altri, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione dovrà fare i conti con liste d’attesa più lunghe, tagli dei servizi e tutto quello che conosciamo.
Una deriva inaccettabile.
Anche per questo, per difendere il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universalistico e per dire forte e chiaro al Governo che così non va, l’11 novembre saremo in piazza a Roma“.
Così in una nota Igor Taruffi, componente della segreteria nazionale del PD.
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“Le cronache si incaricano ogni giorno di segnalarci il dramma di migliaia e migliaia di nostri concittadini alle prese con le carenze dei servizi sanitari. I Pronto Soccorso che esplodono per bisogni di cura che andrebbero soddisfatti da una robusta medicina territoriale e di prossimità, i professionisti che, di fronte a retribuzioni inadeguate, minacce e disorganizzazione, fuggono dal SSN per andare all’estero, in pensione o nel privato, i più poveri che sono costretti a rinunciare alle cure, in un periodo in cui il costo della vita, come ricorda anche oggi l’Istat, aumenta mentre salari e stipendi restano fermi. Da mesi esperti, forze sociali e amministratori delle Regioni lanciano un allarme sulle condizioni del SSN. Ma il Governo Meloni, dopo aver già ridotto i fondi per l’anno in corso, è sordo e prepara nuovi tagli. Tutto questo è inaccettabile. Ieri il Pd e le opposizioni hanno votato contro lo scostamento di Bilancio proprio perché non c’è nessun impegno serio sul finanziamento della Sanità. Se ci si indebita si deve almeno fare per una buona causa e la salvaguardia della salute dei cittadini deve essere una priorità assoluta. Serve un incremento costante e progressivo del Fondo Sanitario Nazionale e servono misure straordinarie per assumere il personale necessario e per l’abbattimento delle liste d’attesa. Su questo continueremo a batterci per cambiare direzione nella Legge di Bilancio”.
Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nelle segreteria nazionale del PD.
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“Il nostro non è un paese per poveri. Anche per quanto riguarda la sanità. Se non hai la carta di credito non ti potrai curare. Che altro è la scelta del governo, scritta nera su bianco, nella Nadef che riduce al 6 per cento del Pil la spesa sanitaria?”.
Così dichiara Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale del Partito Democratico.
“Servono almeno quattro miliardi di euro per non far crollare l’assistenza sanitaria universale. Dice palazzo Chigi che non ci sono risorse. Il problema è semplice perché è una scelta politica dove mettere le risorse. Questo è un governo che invece di fare la lotta all’evasione fiscale, di trovare risorse aggiuntive, procede a condoni a ripetizione. Anche per questo motivo, scenderemo in piazza l’11 novembre”.
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“La Nadef del Governo non dà scampo. La riduzione del rapporto fra spesa sanitaria e Pil tenderà sempre di più verso il 6%: questo significa infliggere un colpo mortale al SSN. Per dare un’idea della gravità: la Germania si attesa sul 10,9%. Parliamo di un diritto, quello alla salute, così prezioso da dover spingere il Governo a trovare le risorse finanziare a qualsiasi costo. Non ci sono alibi. Lo chiedono le Regioni, le associazioni professionali, i sindacati, i lavoratori del settore. Lo chiedono soprattutto i cittadini, spaventati che si possa scivolare verso una totale privatizzazione del diritto alla cura. Non possiamo permettere che questo accada. Vanno investiti quattro miliardi di euro al netto dei rinnovi contrattuali, si deve superare il tetto di spesa per il personale sanitario, deve essere portata la spesa sanitaria al 7,5% del Pil nei prossimi 5 anni in media con l’Ue, bisogna mettere a terra fino all’ultimo euro del PNRR per la medicina di prossimità. Anche per questo, per la difesa del diritto universale alla salute, saremo in piazza, a Roma, l’11 novembre”.
Così in una nota Camilla Laureti, eurodeputata del Pd e responsabile dem per le Politiche agricole.
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“Ieri non abbiamo votato la Nadef e lo scostamento di bilancio anche perch il governo ha previsto la sottrazione progressiva di risorse alla sanità pubblica, che passerà da un finanziamento del 6,6% rispetto al Pil al 6,2%. Solo per evitare i tagli servirebbero 7 miliardi in più e il governo Meloni non li ha previsti. Nel frattempo, si allungano le liste di attesa per ottenere visite specialistiche e accertamenti diagnostici, le persone a reddito più basso rinunciano a curarsi, i pronto soccorso sono intasati anche da chi avrebbe bisogno solo di sanità territoriale, che il governo ha definanziato nell’ambito del Pnrr. Medici, infermieri e operatori sanitari scappano dalla sanità pubblica perch i turni di lavoro negli ospedali sono diventati insostenibili, anche a causa dei pensionamenti. Per noi la sanit pubblica una priorit assoluta, i cittadini devono potersi curare senza dover sostenere costi improponibili, specie per chi ha meno e pi soffre dell’attuale crisi economica e dell’inflazione. Gli operatori della sanità pubblica, che hanno servito il Paese durante l emergenza Covid, meritano rispetto e condizioni di lavoro adeguate alla loro professionalità”.
Lo dice il senatore Alessandro Alfieri, responsabile nazionale Riforme e Pnrr nella segreteria nazionale del PD.
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“È inaccettabile la scelta del governo di tagliare risorse alla sanità pubblica, quando questa avrebbe al contrario bisogno di investimenti e assunzioni. Innanzitutto per questo l’opposizione del Partito Democratico alla politica economica che il governo sta impostando in vista della manovra deve essere netta”.
Lo dichiara in una nota il senatore Michele Fina, tesoriere nazionale del Partito Democratico.
Fina prosegue: “Occorrono per la sanità pubblica almeno quattro miliardi di euro al netto dei rinnovi contrattuali. Il governo che ignora queste richieste basilari fa la scelta precisa di non curarsi dei bisogni dei più deboli. La stessa logica sottesa all’autonomia differenziata, al taglio del reddito di cittadinanza, a dispetto di una narrazione – conclude l’esponente dem – che si rivela con tutta evidenza come propaganda”.
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“Se le indiscrezioni trapelate ieri dal Consiglio dei Ministri fossero vere, nella legge di bilancio salterebbe l’aumento del Fondo sanitario, i 4 miliardi più volte richiamati dal Ministro Schillaci, e richiesti anche dalle Regioni come soglia minima di sussistenza, per tamponare l’inflazione, dando un po’ di respiro e, forse, il PayBack dei dispositivi medici, e rimane aperta la questione del personale”.
Lo scrive in una nota la senatrice Beatrice Lorenzin, vicepresidente del Gruppo PD di Palazzo Madama, che aggiunge: “Spero davvero che tutto ciò non corrisponda al vero, ma se, invece, dovesse essere confermato, siamo difronte alla peggiore austerity, perché è la nefasta combinazione tra inettitudine e definanziamento delle risorse vitali per la sanità”.
“Il Governo, a questo punto in modo consapevole, – spiega la parlamentare dem – deciderebbe di non finanziere risorse cruciali per la salute degli italiani, impedendo di fatto l’accesso, non solo a nuove terapie, ma addirittura ai Livelli essenziali di assistenza. Se questa è la loro idea di rilanciare il SSN post-Covid stiamo davvero in una botte di ferro. Il Ministro Schillaci è passato, nel giro di meno di un mese, – prosegue Lorenzin – da ‘servono 4 miliardi per la sanità’ ad ‘adesso vediamo’, a cui fanno eco la dichiarazione della premier Meloni ‘l’importante non sono le risorse, ma come si spendono’. Tutto ciò dimostra la totale incapacità di mettere in campo un’idea di riforma del SSN atto ad affrontare le sfide del futuro, inettitudine palesata anche nella gestione del PNRR. A causa di errori e rinunce corriamo il rischio di perdere investimenti vitali per il nostro Paese”.