Serracchiani: «Né di destra né di sinistra, la violenza ci coinvolge tutti»
Sintesi dell’intervista alla Responsabile PD Giustizia di Eleonora Martini tratta da Il Manifesto
“Con il ddl sicurezza avviene ciò che non era mai avvenuto prima se consideriamo che l’obbligo di non condurre in carcere le donne incinte e le madri di bambini fino a un anno di età risale addirittura al Codice Rocco del fascismo.
Neanche allora si arrivò a tanto, perché al centro è sempre stato messo il bambino, che non può rispondere delle colpe della madre. Questa è veramente una norma di inciviltà”.
Così Debora Serracchiani, Responsabile Giustizia del PD in un’intervista a Il Manifesto.
“La presidente Meloni, fintanto che era all’opposizione, prometteva a gran voce battaglie contro le banche, le Big pharma, le multinazionali dell’hi-tech, e tutti i “poteri forti”, oggi invece attraverso questo panpenalismo emozionale va a colpire solo i deboli, gli ultimi, le donne rom, i bambini detenuti. E ci sembra che in qualche modo invece con quei poteri forti alla fine abbia deciso di non battagliare”.
La commissione Giustizia del Senato ha appena approvato all’unanimità il ddl sul contrasto alla violenza domestica e di genere che rafforza il Codice rosso, e che arriverà in Aula oggi. In questo caso con la maggioranza avete trovato una sintonia, dunque?
“Siamo assolutamente favorevoli a tutti quegli strumenti che consentano di prevenire la violenza e le morti come quelle che purtroppo registriamo ogni giorno.
Il testo contiene alcune modifiche richieste dal PD e dalle opposizioni, anche se non si è avuto il coraggio di fare passi ulteriori. Per esempio avevamo chiesto di poter utilizzare lo strumento del fermo anche nei casi di violenza di genere. E si è persa anche l’occasione di inserire nel ddl tutto ciò di cui oggi discutiamo, purtroppo solo dopo l’ennesima donna uccisa: l’educazione affettiva nelle scuole (che dovrebbe cominciare dalle elementari, e non solo dalle scuole secondarie), e la formazione degli insegnanti e degli operatori che si occupano di violenza, dagli infermieri alla polizia.
Purtroppo tutti i nostri emendamenti in questa direzione sono stati respinti, tranne quello che per la prima volta affronta il terna della formazione.
Per questo abbiamo votato a favore. La formazione però non è neutra. E si ritorna alla questione culturale, che non si affronta con una manciata di norme.
Oggi la Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio, di cui lei si è fatta promotrice alla Camera, ascolterà Nordio. Cosa chiedete al ministro di Giustizia? La violenza di genere è un tema molto complesso che non può essere affrontato a compartimenti stagni e richiede un profondo intervento a tutti i livelli: scolastico, familiare e di comunità”.
“Al ministro Nordio chiediamo di non impiegare tutte le sue energie solo sulla repressione ma di fare invece un grande investimento sulla prevenzione. Perché se pensiamo a certe sentenze – da quella che ha minimizzato il palpeggiamento perché era durato pochi secondi, a quella che giustifica la violenza del marito con la cultura del Paese di provenienza – capiamo che c’è molta strada da fare nella formazione anche dei magistrati e dei giudici stessi”.